13 agosto 2008

NON POTETE ABBATTERE LE NOSTRE CASE

 Appena hanno saputo che Comune e Aler procedevano nel progetto, per ora sulla carta, di abbattere le case dove abitano (487 appartamenti che ospitano 1.800 persone nel quartiere Salomone, zona Forlanini) gli inquilini si sono organizzati. Con una lettera al Comune, una raccolta di firme e un solo fermo proposito: dire no all' abbattimento delle loro abitazioni e rilanciare, invece, una proposta di ristrutturazione dell' area. «Rifiutiamo questo progetto di demolizione che riteniamo privo di logica e di fondamento anche imprenditoriale - annuncia Luciana Pellegreffi, portavoce del comitato Quartiere Salomone "Lotto 64" - . 
Non si demolisce un patrimonio di edilizia sociale a 32 anni dalla costruzione. Lo si vuole fare solo per favorire la speculazione edilizia. Infatti le nuove case, realizzate con i privati secondo le intenzioni del Comune, non saranno certo per noi. L' 80 per cento verrà venduto e solo un 20 per cento sarà a canone sociale». Secondo gli abitanti «l' Aler qui non ha mai fatto la manutenzione ordinaria degli stabili lasciando che tutto degradasse, ma questa zona di periferia un tempo dimenticata ora fa gola». La zona è in fase di riqualificazione, con la costruzione del quartiere di lusso Santa Giulia, i progetti della biblioteca Europea, il prolungamento della metropolitana, l' ingresso in città della Paullese. «Ma noi non ci faremo deportare. La proposta del Comune è di disperderci un po' qui e un po' la nelle periferie, in appartamenti che a loro volta devono ancora essere costruiti, per poter procedere con l' abbattimento del Lotto 64. Stravolgendo relazioni sociali, la vita di molti anziani che vivono qui da 30 anni, di famiglie con bambini che si ritroverebbero a dover vivere ancora più ai margini della città. Una cosa pesante, considerando che non è una libera scelta» conclude la Pellegreffi. Gli inquilini avevano già fatto la loro controproposta che è stata approvata dal Consiglio di zona 4 lo scorso ottobre: essere inseriti nei Contratti di quartiere per poter usufruire di finanziamenti statali e regionali e riqualificare l' area dove vivono. L' iter prevedeva che la proposta dovesse approdare in Consiglio comunale e poi regionale. Ma in giugno, non avendo avuto alcun riscontro, sono tornati in Consiglio di zona e hanno saputo che il Comune con Aler non stava portando avanti il progetto di riqualificazione ma quello di demolizione. Da qui è partita la raccolta di firme e la richiesta di un tavolo con tutte le parti interessate. «E siamo pronti a dar battaglia se non ci ascolteranno». 

ANNA CIRILLO

Repubblica — 13 agosto 2008
pagina 8, sezione: MILANO

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